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Attenti alla Strega: il gioco di società da fare in classe e a casa

Attenti alla Strega: il gioco di società da fare in classe e a casa

Tempo di lettura: 4 minuti

Riuscire a mettere d’accordo bambini di età diversa con un solo gioco a volte può essere un’impresa, ma con il coloratissimo gioco in scatola di Tadà, con un look totalmente nuovo, raggiungere l’obiettivo sarà più semplice del previsto. Attenti alla Strega è il gioco di società, per i bambini dai 3 anni, che non solo metterà d’accordo i piccoli di casa, ma riuscirà a coinvolgere anche gli adulti: sarete tutti catapultati nel magico mondo della strega Toi Tè!

Perché dovremmo introdurre un gioco di società già dai 3 anni?

I giochi di società, oltre ad essere da sempre una valida alternativa agli schermi sono un’ottima opportunità per condividere tempo di qualità in famiglia o con gli amichetti.  Inoltre, giocando a questo tipo di giochi il bambino diventa più autonomo, imparando a rispettare il proprio turno e a relazionarsi con gli altri.

I giochi da tavolo non sono dei semplici giochi, sono un’opportunità per stare insieme e collezionare ricordi felici, condivisi con tutta la famiglia o gli amichetti. Attraverso il gioco i bambini apprenderanno divertendosi tante abilità e funzioni indispensabili per la loro crescita. 

Attenti alla strega, un primo gioco di società da proporre ai piccoli

Il gioco di Attenti alla Strega è perfetto per un primo approccio ai giochi di società grazie alle poche e semplici regole e ai tempi di attesa brevi.

 Lo scopo del gioco è completare per primi la cartella con una carta per ogni categoria presente. I giocatori a turno ruotano lo spinner che indica una categoria, pescano una carta della categoria corrispondente e la posizionano sulla cartella. Se invece, esce la Miragola si salta il turno, se esce la Scimmia il giocatore ruba la carta di un compagno, se esce la Strega si perde una carta. Il gioco è adatto anche per giocare in due, garantendo sempre un livello elevato di divertimento: i bambini ameranno girare lo spinner! 

Inoltre il gioco è ispirato alla fiaba inedita L’incantesimo della Miragola. Proprio perché collegato a una storia, le regole risultano particolarmente semplici perché a ogni azione è collegato un personaggio: leggere insieme la storia con le flashcards presenti nel gioco permetterà ai bambini di ricordare con più facilità che, ad esempio, la scimmia ruba una carta perché dispettosa.

Attenti alla strega: un gioco di società da fare a scuola 

Attenti alla Strega è un gioco che può essere proposto nella scuola dell’infanzia e nella primaria, per creare momenti di apprendimento dinamici e coinvolgenti. 

Il modo migliore per introdurre il gioco in classe è quello di partire dal racconto della storia. Dividiamo i bambini in piccoli gruppi e cominciamo introducendo la storia con le card raccontastorie presenti nel gioco, oppure guardando il cartoon de L’incantesimo della miragola presente su youtube. In alternativa, sull’app Tadà è disponibile la versione della storia anche in CAA, per favorire l’inclusione dei bambini con Bisogni Educativi Speciali, con una serie di giochi digitali di comprensione. La Lim e gli strumenti digitali sono straordinari veicoli di apprendimento, perché rendono ogni attività più simile ad un gioco. 

Una volta conosciuta la storia per i bambini sarà naturale riconoscere i personaggi e sentirsi più coinvolti dal gioco che stiamo proponendo. Giocando ad Attenti alla Strega i bambini lavoreranno sulla strutturazione frastica, passando dalla frase minima a frasi sintatticamente più complesse. Attraverso il gioco di Attenti alla Strega supportiamo i bambini durante la crescita, offrendo strumenti per un apprendimento efficace e interattivo ma anche in modo giocoso e divertente.

Scopri la storia L’incantesimo della Miragola disponibile sull’app Tadà.

Competenze stimolate

Il gioco permette di stimolare diverse competenze cognitive e linguistiche, quali la categorizzazione e il naming. Infatti, i bambini durante il gioco dovranno denominare e classificare animali, ambienti e pozioni associandole alla giusta categoria sulla cartella. Inoltre, favorisce lo sviluppo della capacità come condividere un’attività, rispettare la turnazione e le regole, tollerare la frustrazione, stabilire relazioni con i pari.

Ascoltando parole appartenenti a diverse categorie semantiche, i bambini più piccoli ampliano il loro lessico e la capacità di categorizzazione.

Le carte possono essere usate anche in versione Memory: il gioco è perfetto per stimolare la memoria, ma anche per allenare la ricerca visiva e la concentrazione. Da giocare in gruppo, in due o anche da soli, perché la sfida è con la propria memoria! Grazie alle bellissime carte illustrate sarà ancora più bello e divertente sfidarsi al gioco di memoria più famoso di sempre.

Il gioco di Attenti alla strega, grazie agli imprevisti e alle molte varianti che propone, non risulterà mai noiso o ripetitivo. L’importante è non usare il gioco in un modo troppo didattico, lasciamo sempre divertire i bambini!

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Come scegliere la scuola primaria? Consigli per i genitori

Come scegliere la scuola primaria? Consigli per i genitori

Tempo di lettura: 4 minuti

La scelta della scuola primaria è uno dei passaggi più significativi della crescita dei nostri figli. È un momento molto complesso e delicato per i bambini, che si trovano ad affrontare contesti e persone nuove, ma anche per i genitori che sono pieni di preoccupazioni e dubbi. La domanda che risuona più di tutte in questo momento è una: “come posso scegliere la scuola giusta?”

Dal 21 gennaio al 10 febbraio sarà possibile presentare la domanda di iscrizione, per questo motivo ripercorriamo quelli che sono gli aspetti importanti che possono essere utili per compiere la scelta nel modo più tranquillo e consapevole possibile.

La scuola perfetta non esiste, ma potete trovare quella che meglio risponde alle esigenze della vostra famiglia.

Scuola primaria: cosa considerare nella scelta

Open day

L’open day è uno strumento utile per vedere in prima persona gli ambienti e le persone della futura scuola del bambino. Sono l’occasione giusta per valutare la struttura, fare domande, conoscere gli insegnanti e chiedere informazioni in merito all’offerta formativa. È importante far partecipare anche il bambino a questi incontri, in cui spesso vengono organizzate attività e laboratori. È un’opportunità per osservare la sua reazione e ascoltare anche le sue opinioni: coinvolgiamolo attivamente nella scelta della nuova scuola!

L’offerta formativa della scuola primaria

Ogni scuola propone un proprio approccio didattico. Il metodo di insegnamento è incentrato sul raggiungimento degli obiettivi o sulla collaborazione e lo sviluppo delle abilità nel tempo? È utile informarsi anche sulle attività extracurriculari o sui progetti, per capire quanto l’offerta possa essere in linea con le inclinazioni e i bisogni del bambino. Ad esempio, ci sono scuole che propongono più attività all’aperto e altre che svolgono laboratori principalmente all’interno, se il vostro bambino ama stare all’aria aperta questa informazione può sicuramente aiutarvi nella scelta.

 

La vicinanza a casa

Un parametro di scelta da prendere in considerazione è quello logistico: la vicinanza a casa influisce sicuramente su quelle che sono le esigenze della famiglia. Prima di tutto, scegliere una scuola vicino casa è sicuramente più comodo in merito all’organizzazione quotidiana. Inoltre, ci sono molte probabilità che il bambino faccia amicizia con altri compagni che vivono nella stessa zona e sarà così più semplice vederli fuori dall’orario scolastico.

Scuola primaria: tempo prolungato, si o no?

Se far fare il tempo prolungato è un’altro aspetto che crea molte domande ai genitori. Per compiere questa scelta bisogna considerare le caratteristiche del bambino e i suoi eventuali impegni oltre l’orario scolastico. Inoltre, se lavorano entrambi i genitori il tempo prolungato è una scelta che incontra le esigenze della famiglia.

Ma in ogni caso, non escludiamo a priori le scuole che offrono il tempo prolungato pensando che sia troppo stressante per il bambino: uscendo alle 16 da scuola i bambini avranno già svolto i compiti e saranno totalmente liberi per il resto della giornata, potendo svolgere così sport o altre attività.

E gli amichetti?

Frequentemente in questa situazione ci si chiede spesso se sia giusto scegliere la scuola in cui vanno gli amichetti del nostro bambino a prescindere. L’intento è quello di non fargli sentire troppo l’impatto con un nuovo ambiente e non “perdere” le amicizie. Per quanto possa sembrare difficile, non bisogna vincolare la scelta in base alla presenza degli amichetti: i bambini intorno ai 6 anni fanno amicizia più facilmente di quanto pensiamo e le amicizie possono continuare anche fuori dalla scuola. 

La scelta della scuola primaria è sicuramente molto delicata. Bisogna prendere in considerazione molti aspetti e capire quali sono quelli che rispondono meglio alle esigenze del bambino e della famiglia. È importante compiere la scelta con serenità e consapevolezza: il bambino trascorrerà gran parte delle sue giornate a scuola ed è necessario che si senta a proprio agio e che sia circondato da un ambiente favorevole che influisca positivamente sulla sua crescita e sul percorso scolastico.

Leggi anche l’articolo sui pre-requisiti dell’apprendimento.

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Gioco da tavolo per famiglia e classe: Fatti mandare dalla Mamma

Gioco da tavolo per famiglia e classe: Fatti mandare dalla Mamma

Tempo di lettura: 4 minuti

Nell’era digitale è difficile trovare un gioco che stimoli e coinvolga i bambini tanto da abbandonare con piacere gli schermi. I giochi da tavolo per famiglie sono una valida alternativa ai dispositivi digitali. Diamo anche noi  l’esempio e giochiamo  con i bambini. 

Fatti mandare dalla Mamma è un divertente gioco da tavolo, per i bambini dai 4 anni. L’obiettivo è quello di completare il cestino della spesa con l’aiuto della mamma e il lupo che intralcia. È perfetto per tutta la famiglia e per la classe, perché ci sono tante varianti per giocare anche con tanti bambini!

Fatti mandare dalla mamma! Per tutta la famiglia 

Il gioco di Fatti mandare dalla Mamma è ispirato alla fiaba di Cappuccetto Rosso: ogni giocatore, a turno, interpreterà uno dei personaggi della fiaba. La Mamma, Cappuccetto o il Lupo…l’obiettivo cambia in base al ruolo.  Il legame con i personaggi della fiaba consente ai bimbi più piccoli di memorizzare meglio le regole, proprio perché sono basate sulle azioni dei personaggi nella storia. 

Come si gioca?

La Mamma legge/disegna/descrive la lista della spesa, Cappuccetto deve memorizzare gli alimenti e completare la spesa con quanti più alimenti possibile prima che la clessidra finisca, il Lupo cerca di sabotare Cappuccetto  scompigliando le tessere. (Fare il lupo piace moltissimo ai bambini ed è un buon modo per coinvolgere anche i più piccoli. Giocando magari in coppia con l’adulto o un fratellino.) Poi i giocatori cambiano ruolo e la partita ricomincia. Alla fine vince chi ha totalizzato più punti nei vari ruoli. Possiamo giocare anche con bimbi che non sanno leggere: su ogni lista della spesa, accanto ad ogni alimento c’è infatti l’immagine.

Competenze stimolate 

I giochi da tavolo, come Fatti mandare dalla Mamma, rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo di abilità e funzioni indispensabili per la crescita e l’apprendimento. Durante il gioco il nostro cervello è molto stimolato. Tramite un’attività ludica il processo di apprendimento è più coinvolgente, ma anche più efficace nell’allenare queste importanti capacità cognitive.

Attraverso questo gioco vengono stimolate una serie di competenze: la ricerca visiva, la memoria, la capacità di pianificazione, l’attenzione e le competenze descrittive e grafo-motorie.  Quando giochiamo nel ruolo di Cappuccetto, in particolar modo, saranno stimolate la memoria, l’attenzione e la ricerca visiva.  Abilità indispensabili per riuscire a prendere gli alimenti giusti ma anche in attività quotidiane. Ogni giorno svolgiamo attività che richiedono il loro utilizzo, come fare la spesa o organizzare la scatola dei giochi.  Le competenze descrittive e grafo-motorie, ovvero le abilità necessarie per disegnare e scrivere.  Nel ruolo della mamma sono molto allenate: il suo compito è, infatti, leggere, disegnare e descrivere gli alimenti. Quando il nostro personaggio sarà il Lupo, la capacità di pianificazione, l’abilità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni e pianificarle per raggiungere un risultato. Sarà molto importante per riuscire nell’intento di ostacolare Cappuccetto.                  Inoltre, grazie alle molte varianti del gioco, Fatti Mandare dalla mamma rappresenta una sfida avvincente per ogni età!

Il gioco da tavolo Fatti mandare dalla Mamma, è divertente e allo stesso tempo stimolante e sfidante: la gara contro il tempo che scorre nella clessidra aumenta la tensione e l’entusiasmo.

 

Gioco da tavolo in inglese: in classe, a casa e con gli amici

Il gioco Fatti mandare dalla mamma è perfetto se si vuole far avvicinare i bambini alla lingua inglese. Infatti, il gioco contiene la versione inglese della lista della spesa. Alleniamo giocando tutti i livelli di comprensione della lingua. In questo modo sin da piccoli i bambini potranno allenare l’ascolto e familiarizzare con i termini. 

Inoltre, nel gioco ci sono anche le flashcards, per leggere o raccontare la storia dalle immagini, anche queste disponibili sia in italiano che in inglese.

Se vuoi scoprire altri giochi perfetti per imparare l’inglese leggi l’articolo

Fatti mandare dalla mamma: varianti per la classe e per le feste

Il gioco si può utilizzare anche in classe: i bambini impareranno giocando! Dividiamo la classe in due squadre e diamo il via alla staffetta della spesa. L’insegnante legge la lista della spesa e le due squadre dovranno trovare e posizionare nel giusto ordine il maggior numero di alimenti!

Un’altra alternativa è quello di consegnare la lista della spesa ad ogni giocatore e posizionare gli alimenti e le cartelle cestino su due tavoli diversi. Una volta avviato il tempo, a turno ogni giocatore può andare a prendere un alimento: vince chi completa per primo il cestino!

Fatti mandare dalla mamma è un gioco molto versatile. Potete adattarlo per molte occasioni come, ad esempio, le feste di compleanno. La versione rubaspesa è perfetta quando ci sono molti bambini. Una volta divisi in due gruppi, l’adulto assegna ad ogni bambino un numero che corrisponderà a un alimento (per esempio i bambini con il numero 1 avranno l’alimento biscotti). Quando l’adulto chiama un numero, i bambini dovranno ricordare l’alimento e essere veloci a trovarlo e metterlo nel cestino della propria squadra!

Fatti mandare dalla Mamma è disponibile qui

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Giochi in inglese: spunti e board games per imparare in modo naturale ed efficace

Giochi in inglese: spunti e board games per imparare in modo naturale ed efficace

Tempo di lettura: 3 minuti

Il cervello è più ricettivo durante gli anni della scuola dell’infanzia e della primaria ed impara una nuova lingua in modo automatico, come accade con la lingua madre: perché insegnare quello che i bambini possono apprendere senza fatica e divertendosi?

Il metodo tradizionale di insegnamento dà spesso risultati deludenti nei primi anni di scuola, perché basato sulla memoria esplicita: una capacità che si acquisisce con il passare degli anni. 

“Se un bambino non impara nel modo in cui insegniamo, dobbiamo insegnare nel modo in cui impara” scriveva il pedagogista Ignacio Estrada. 

Ma come imparano i bambini?

Un processo di apprendimento naturale passerà sicuramente per la memoria implicita, l’abilità innata con cui impariamo la lingua madre: ascoltandola. Basterà quindi semplicemente entrare in contatto con la nuova lingua in modo regolare.

La prima regola è: divertirsi! L’apprendimento può e deve essere reso divertente. Non è mai troppo presto per introdurre i giochi in inglese!

Non impostiamo le nostre routine con esercizi o giochi troppo rigidi: ricordiamo sempre che i bambini sono bambini. E quali sono le loro attività preferite? Giocare e ascoltare una storia!

Ecco gli spunti utili dal team di Tadà. 

Giochi in inglese: i più efficaci e divertenti

Per poter insegnare l’inglese ai nostri bambini, non dobbiamo trattarlo come una lingua straniera. Se conosci l’inglese, usalo con il tuo bambino ogni giorno. Ecco delle attività molto semplici da replicare: se fate un disegno usate i termini in inglese per indicare i colori, preparate una ricetta ripetendo i termini in inglese (stampa la ricetta disegnando o stampando accanto agli alimenti anche l’immagine che li rappresenta, per creare un legame parola-immagine che stimola la memorizzazione di nuovi termini). Ascoltate canzoncine e filastrocche in inglese, ed impostate delle attività diversificate. Sul mappamondo, per esempio, indicate i paesi: è il momento giusto per insegnare al tuo bambino i nomi di paesi e città in inglese. Oppure organizza una merenda in inglese: prima andate a fare la spesa. Al supermercato, dì al tuo bambino un alimento per volta in inglese e dagli le indicazioni per trovarlo (su, giù, a destra, a sinistra) sempre in inglese! 

Giochi utili per imparare nuove parole: le flash cards parlanti, per scoprire anche la pronuncia! Le trovi qui. 

Il potere delle storie. 

Le storie sono calamite irresistibili per l’attenzione e l’interesse, i bambini sentono il bisogno di riascoltarle più volte e vengono esposti a parole diverse da quelle usate nel linguaggio parlato. Già dai 3 anni possiamo introdurre storie semplici in inglese, ricche di immagini e colori che attirino l’attenzione dei più piccoli.

Il genitore dovrà leggere al bambino le parole in inglese ed indicare le figure corrispondenti.

Con il tempo, possiamo introdurre letture più complesse, che includano frasi di senso compiuto. Tadà, app di fiabe animate disegnate a mano e raccontate con divertenti effetti sonori, sarà presto disponibile anche in inglese: il supporto delle immagini crea un linguaggio universale, che aiuta a comprendere la storia e a memorizzare nuove parole. L’app offre anche la possibilità di registrare un proprio audio del racconto, così che i bambini ( ma anche gli adulti!) possano esercitarsi nella lettura in inglese e poi riascoltarsi, per correggere la pronuncia. Oppure divertirsi a doppiare i personaggi!

Tanti divertenti giochi di comprensione interattivi seguono ogni fiaba.  

Un altro trucco usato da molti insegnanti è quello di raccontare storie usando dei pupazzi e far dire a loro le frasi che vogliono far imparare ai bambini. Funziona sempre!

Giochi per imparare l’inglese: i giochi da tavolo

Il gioco ha un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino ed è un’attività naturalmente motivante: può essere utilizzato  anche per familiarizzare con una nuova lingua, sviluppare abilità trasversali e potenziare attenzione, funzioni esecutive ed altre preziose competenze. 

I giochi da tavolo sono molto stimolanti e piacciono a tutti: ecco una lista di giochi versatili e molto divertenti!

Giochi Memory 

Pocket games versatili da portare ovunque e molto stimolanti, i Memory hanno tantissime versioni: con gli animali, i colori e tanto altro. Coinvolgiamo sempre i bambini nella scelta e aggiungiamo allo scaffale dei giochi anche il Memory in inglese: il supporto dell’immagine è utilissimo per imparare nuove parole. 

Fatti mandare dalla Mamma

Un gioco spassoso che possiamo introdurre dai 4 anni. Il gioco è ambientato nell’amatissima fiaba di Cappuccetto Rosso: a turno i giocatori interpretano Cappuccetto, il Lupo, la Mamma e gli altri personaggi. Lo scopo è salvare il cestino della spesa dal Lupo: la Mamma legge/descrive/ disegna gli alimenti (possiamo giocare anche con i bambini che non sanno leggere: ogni scritta è supportata da un’immagine). Cappuccetto e il Lupo devono ascoltare e memorizzare la lista: quando parte il tempo Cappuccetto deve cercare e posizionare nel suo cestino quanti più alimenti nell’ordine giusto, mentre il Lupo la saboterà scompigliando le tessere.

All’interno del gioco troverai le carte lista della spesa in italiano e in inglese, per giocare in entrambe le lingue. 

Alleneremo giocando tutti i livelli di comprensione: linguaggio parlato e lettura (personaggio Mamma), ascolto e comprensione (Lupo e Cappuccetto).

Nel gioco ci sono anche le flashcards, per leggere o raccontare la storia dalle immagini in italiano ed inglese. Lo trovi qui

 

Il Gioco di Groem

Il Gioco dell’Oca in una versione stimolante e più coinvolgente per i bambini dai 3 anni: ad ogni casella corrisponde un’azione che stimola competenze grafo-motorie, conoscenza dei numeri, competenze pre-verbali. 

Le carte Azione e le scritte sul tabellone sono anche in inglese, per imparare giocando tanti modi di dire ed i numeri. Può essere quindi usato anche con bambini più grandi, nella didattica, e per il ripasso.

Leggi anche l’articolo su come usare il Gioco dell’Oca nella didattica: leggi l’articolo

 

 

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Caa alla scuola dell’infanzia: come e perchè usarla

CAA: perchè e come usarla alla scuola dell'infanzia

Tempo di lettura: 3 minuti

In un bambino che sta crescendo, l’assenza di una modalità efficace per interagire e comunicare con gli altri determina molte ricadute negative su tutti i piani dello sviluppo: relazionale, linguistico, cognitivo, sociale, delle autonomie. Se non viene introdotto precocemente un sistema di comunicazione le possibilità di apprendimento risultano più limitate, se non addirittura annullate. Non soltanto con riferimento al contesto scolastico, ma a tutte le situazioni quotidiane, in cui è possibile acquisire informazioni ed abilità nuove, come ad esempio, nelle interazioni con familiari ed amichetti.  La Comunicazione Aumentativa Alternativa si rivela quindi molto preziosa con bambini in età pre-scolare: simboli ed immagini hanno un’influenza positiva sul linguaggio, sulla comprensione, sui comportamenti disturbanti dei bambini e sulla loro capacità di rispettare le regole. Questa influenza positiva non riguarda soltanto bimbi che presentano difficoltà di attenzione o disturbi del linguaggio o del comportamento, ma anche la maggior parte dei bambini a sviluppo standard. L’immagine, fornendo una indicazione più sintetica rispetto al linguaggio ed essendo più stabile rispetto alle parole, raggiunge i bambini in una forma più efficace e duratura. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Lucia Mazzoli, pedagogista del team scientifico di Tadà: dalla sua esperienza con tantissimi bambini alla scuola dell’infanzia sono nate le ministorie in app, storie brevi e semplici che parlano di routine familiari ai bambini, come la merenda o la vestizione, perfette da usare con bimbi da 18 mesi a 5 anni.

Lucia, quali sono i vantaggi di usare la Comunicazione Aumentativa Alternativa già alla scuola dell’infanzia?

La Caa consente innanzitutto di stimolare e migliorare il linguaggio dei bambini creando un linguaggio univoco: io per esempio dico “Mettiamo in ordine”, ma un altro può dire “Riordiniamo” e per un bambino piccolo può essere difficile capire.

L’uso dell’immagine, anche senza scritta, ci consente invece di creare una comunicazione universale.

Noi utilizziamo la Comunicazione Aumentativa Alternativa innanzitutto per stabilire delle regole, avendo un’alta percentuale di bambini non italofoni. Questo ha modificato il tessuto sociale della scuola e ci impone un continuo ripensamento dell’organizzazione scolastica e della gestione dei rapporti con le famiglie. 

Una delle preoccupazioni più diffuse, specie tra i genitori, è che la CAA possa inibire anziché formare il linguaggio.

È vero il contrario. L’utilizzo dei simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa favorisce e non inibisce lo sviluppo del linguaggio verbale in termini di  lessico e costruzione frasale perchè aiuta  in primis la comprensione delle frasi, anche di quelle più complesse. Basti pensare che è efficace per insegnare la nuova lingua ai bambini non italofoni. Di recente, un bimbo bengalese ha imparato il concetto di riordinare nella nostra lingua perché ha riconosciuto la parola dall’immagine. E andava fra i compagni dicendo “Ordinare ordinare”, appena mi ha visto indicare l’immagine. Dalla mia esperienza in decenni di insegnamento in cui ho utilizzato la CAA con Bambini con Bisogni Educativi Speciali, ho avuto modo di verificare i risultati positivi che la CAA riesce ad apportare nel processo evolutivo di ogni bambino. Non dobbiamo usarla solo in virtù di un bisogno, dobbiamo usarla anche per scherzare o comunicare qualcosa di diverso da un bisogno o una regola. 

Come possiamo approcciarci alla CAA se è la prima volta che la utilizziamo?

Il primo e più semplice strumento di CAA in uscita, dopo la raccolta di segnali, è rappresentato dall’offrire al bambino opportunità di scelta in tutte le situazioni possibili, in modo fortemente motivante. Scegliere restituisce la possibilità di essere attivi e la sensazione di poter controllare il mondo intorno a sé, limitando il rischio che sia sempre l’altro a interpretare il mio pensiero. Pone, inoltre, le basi per un’autonomia futura.  Quindi diamo sempre al bambino la possibilità di scegliere tra più opzioni, senza anticiparne la risposta. 

Alcuni simboli sono meno trasparenti di altri, è utile quindi introdurli ed insegnarli attraverso storie e giochi. Attraverso le storie, i bambini possono imparare e memorizzare simboli che useranno poi anche nella vita di tutti i giorni. Tutti i simboli, soprattutto quelli meno immediati, vanno sempre contestualizzati: se stiamo chiedendo ad un bambino se vuole ancora un po’ d’acqua, mettiamo la mano sul simbolo ANCORA mentre parliamo.

Quando c’è la barriera del linguaggio tendiamo a credere che un bambino sia meno capace. La CAA invece ci consente di valutare il vero potenziale dei bambini. Possiamo accorgerci che un bambino, anche se non si esprime ancora bene, non conosce la lingua o ha un bisogno speciale, in realtà partecipa in modo attivo: segue con gli occhi, indica, risponde attraverso il simbolo.

App utili in CAA: le ministorie di Tadà 

Le ministorie di Tadà sono brevi storie animate in simboli, che ho creato e validato insieme al team scientifico di Tadà proprio per bambini molto piccoli, bambini speciali o non italofoni. Tutti i simboli sono trasparenti, non opachi. 

I simboli trasparenti non richiedono alcuna spiegazione, perché il loro significato è immediatamente evidente in quanto ovvia rappresentazione del concetto a cui fanno riferimento.

Le ministorie parlano di routine molto semplici: in Kevin e giochi c’è un bimbo che mette in ordine i giocattoli, Linn si veste ha per protagonista una bimba che sceglie gli abiti e in Tahi e la merenda la piccola Tahi apre e chiude il frigo selezionando gli alimenti da mangiare per merenda. Frasi brevi, ripetitive ed immagini semplici e chiare: in Tahi e la Merenda, per esempio, la cucina della storia è un ambiente pulito, contiene solo il frigo da cui Tahi prende la merenda. Questo per essere sicuri che anche i bimbi non italofoni o i bimbi Bes comprendano la storia, senza distrarsi a guardare altre immagini. 

Kevin e i Giochi: drammatizzazione prima della visione della storia animata su Lim o tavolo digitale

Le frasi sono ripetute con uno schema regolare, in modo che sia più semplice per i bambini apprendere e memorizzare nuovi vocaboli ed espressioni. Ogni ministoria ha le sue frasi peculiari, come OH CHE BELLO che Linn ripete dopo aver indossato un nuovo accessorio. Questo rende l’ascolto divertente e consente a tutti i bambini di vocalizzare il suono e partecipare in modo attivo.

Io consiglio sempre di partire dalla drammatizzazione della storia, perché per un bimbo molto piccolo o non italofono potrebbe essere difficile cominciare direttamente dalla visione della fiaba: nel caso di Tahi e la merenda, per esempio, prendo un bambolotto, una scatola che faccia da frigo ed inizio ad introdurre la storia togliendo uno dopo l’altro gli elementi dalla scatola. Solo dopo passo alla visione della fiaba animata sulla Lim. 

Si può quindi creare un vero e proprio laboratorio pratico.

Dal punto di vista cognitivo ogni classe è molto eterogenea e pertanto è necessario trovare metodi, strumenti e strategie che permettano alle insegnanti di “arrivare a tutti” in maniera stimolante, coinvolgente ed inclusiva.  Con le tecnologie gli studenti diventano i principali protagonisti del processo di apprendimento.

Il nostro intento con le ministorie di Tadà è  stato proprio quello di aumentare l’accessibilità, il coinvolgimento  e la fruizione attiva alla lettura Il racconto di esperienze che comunemente i bambini vivono, diventa solo la partenza di una bella e coinvolgente avventura che, grazie ai materiali di gioco correlati alla storia, permette ai piccoli lettori di ricostruire i personaggi e le situazioni presentate nell’App. Così riproponendo le scene, giocando con i compagni, tutti i bimbi hanno la possibilità di sentirsi protagonisti e di comprendere la sequenza di quanto ascoltato. Dopo la drammatizzazione, possiamo quindi guardare insieme la fiaba o registrarla con le nostre voci e quelle dei bambini. Dopo la fiaba possiamo lavorare sulla comprensione attraverso i giochi digitali e le attività in pdf.  I giochi correlati alla storia oltre a favorirne la comprensione e ad esercitare abilità come l’attenzione e la memoria permettono l’acquisizione di abilità sociali come l’attesa, l’alternanza del turno, la condivisione. La semplicità di storie e giochi  non ha perso di vista l’importanza di leggere e giocare per tutta la classe. Pertanto, il tutto è stato pensato e creato per risultare attraente, fruibile, sfidante anche per un intero gruppo di bambini, con capacità cognitive anche brillanti. Dopo le ministorie ci sono giochi digitali e PDF per continuare a giocare con la storia. Nel caso di Kevin e i giochi, per esempio, dopo la visione della ministoria giochiamo con i giochi di Kevin. Facciamo la lotta con i dinosauri, la gara di automobiline e le torri con i mattoncini, proprio come nella storia. Così riproponendo le scene, giocando con i compagni di scuola, tutti hanno la possibilità di sentirsi protagonisti e di comprendere la sequenza di quanto ascoltato.

Vuoi provare la lezione gioco con Kevin e i giochi con la tua classe? Compila il form, ti invieremo il kit per drammatizzare e giocare dopo la visione della ministoria in app. Non hai ancora l’app? Scarica Tadà

Leggi anche le pillole di CAA 

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Pillole di CAA: come usarla per una comunicazione di qualità

Pillole di CAA: come usare i simboli ed impostare una comunicazione di qualità

Tempo di lettura: 3 minuti

La stesura di questo articolo è iniziata per creare un contenuto di qualità sulla CAA, con il contributo degli esperti del team scientifico di Tadà. Da sempre condividono con la nostra community di genitori, docenti e terapisti consigli e best practices. La CAA è, del resto, il supporto che Tadà ha scelto per rendere accessibili  e di immediata comprensione le fiabe, così utili ed attrattive per un bambino. 

I simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa rendono possibile la comunicazione con i bambini non verbali, facilitano la comprensione di una nuova lingua in caso di bambini non italofoni, stimolano il linguaggio in bimbi piccoli che non hanno ancora accesso alla letto-scrittura. 

Chi la usa sa che è una risorsa preziosa, e non solo per i bambini: anche per gli adulti che non hanno accesso al linguaggio è la chiave che rende possibile la comunicazione.

CAA: Consigli pratici da un esperto

Ne abbiamo parlato, sì, parlato, con Giulio Boscaròl: la CAA ha reso possibile uno scambio ricchissimo che non potevamo non condividere con la nostra community. Giulio è un esperto di Comunicazione Aumentativa Alternativa, perchè la usa da sempre, essendo affetto da paralisi cerebrale infantile. All’inizio pensavamo di costruire insieme un contenuto utile fatto di informazioni e strategie pratiche, ne è emerso qualcosa di molto più profondo, quando Giulio ci ha inviato la sua video- presentazione. 

Guardala sul nostro canale Youtube: Pillole di CAA

Dopo averlo vista, abbiamo iniziato a confrontarci: Giulio ci ha ispirato a parlare di qualcosa di ancora più prezioso. La nostra percezione della diversità e come questo si riflette nei nostri comportamenti e nell’uso che facciamo dei simboli.   

Tutti noi tendiamo a mettere in atto degli automatismi di fronte a persone con disabilità, ma abbiamo mai provato a chiederci come veniamo percepiti? Il punto di vista di una persona con disabilità è molto diverso da quello che crediamo e la barriera del linguaggio ci spinge spesso a credere che una persona non verbale sia automaticamente meno consapevole. Giulio ci dimostra che è vero il contrario: nel suo video ci fornisce utilissimi consigli pratici per usare la CAA ed impostare una comunicazione efficace, ma anche spunti di riflessione più ampi, che abbiamo commentato con il team di Tadà. 

Comunicazione Aumentativa Alternativa: cosa non fare 

Sostituirci alla persona con disabilità ed usare i simboli per anticipare le risposte

Tendiamo quasi sempre ad avere un atteggiamento di cura, legato ai bisogni. Chiediamo, per esempio, “ti passo l’acqua?. Ma magari la persona in questione è perfettamente in grado di arrivarci. Non diamo per scontato che chi ha una disabilità ha necessariamente un bisogno da soddisfare: ha bisogno innanzitutto di svago, confronto, compagnia, esattamente come tutti noi” spiega la dottoressa Lucia Avino, neuropsicomotricista dell’età evolutiva e founder di Tadà.

Dobbiamo insegnare a chiedere aiuto, ma senza sostituirci alla persona nelle azioni quotidiane e stimolarne l’autonomia.  Insegnare un’abilità incoraggia l’apprendimento di molte altre abilità. Se usiamo i simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa, come spiega Giulio, non commettiamo l’errore di anticipare o  influenzare la risposta che ci aspettiamo toccando il simbolo. Lasciamo l’interlocutore libero di dare la risposta che preferisce: l’obiettivo della CAA è consentire a tutti di comunicare in modo autentico, non di imitare la comunicazione altrui. 

Usare tutto in chiave terapica

Lo vediamo anche tra i nostri clienti: se un bambino ha una difficoltà, i genitori e gli insegnanti tenderanno ad usare le nostre fiabe ed i nostri giochi come strumento di “riabilitazione”, monitorando l’attenzione e le altre competenze del bambino. I nostri giochi stimolano varie competenze, ma lo fanno attraverso il divertimento. Lasciamo  che il bambino innanzitutto si diverta, esattamente come gli altri, e non sforziamoci di giocare in chiave “terapica”. Le mode valgono per tutti i bambini: inseriamo tra i suoi giochi anche quelli più tradizionali e leggeri ed i giochi o i personaggi del momento. Ricordiamo che il gioco è svago, e solo quando si divertono i bambini apprendono di più. Anche solo imparare semplici regole e stare con gli altri è un’abilità preziosa. Se durante un’attività usiamo la CAA, leggiamo sempre ad alta voce toccando il simbolo. Se ci sono due opzioni di risposta, ripetile una alla volta in modo che l’interlocutore possa scegliere cosa rispondere dopo aver valutato le alternative. Queste best practices eviteranno  fraintendimenti e ci permetteranno di impostare una comunicazione fluida, così che tutti i bambini possano divertirsi e partecipare attivamente.  

Banalizzare i fastidi sensoriali

Una regola che vale per tutti i bambini. Ci sono bimbi che non amano il volume alto o hanno altri fastidi legati ai sensi. Non forziamoli, nel tentativo di “aggiustarli”. Mostriamoci comprensivi e diamo loro tempo. Se un adulto ha paura di volare o evita di prendere l’ascensore, perchè un bambino non può sentirsi a disagio nel tagliarsi i capelli? A pensarci bene, tutti abbiamo delle fragilità.

Escludere dalla conversazione, usare i simboli solo in virtù di un bisogno

Troppo spesso le persone vedono solo la disabilità di un individuo, ignorando le altre sfaccettature della sua personalità. Come sottolinea Giulio, tendiamo a trattare tutte le persone con disabilità come bambini e a mostrarci compassionevoli, ad alzare la voce (ma non c’è n’è bisogno, come  dice Giulio, ho un ottimo udito), spesso parliamo davanti a loro come se non ci fossero, escludendoli dalla conversazione.  Anche con i bambini,  diamo quasi sempre per scontato che abbiano bisogno di qualcosa: ma un bambino o una persona con disabilità è un nostro pari, che magari vuole semplicemente esprimere un suo giudizio/commento. Comportiamoci di conseguenza. 

Sta guardando qualcosa? Mettiamoci accanto a lui/lei, alla stessa altezza. Che cosa guarda? Forse scopriremo semplicemente che guardava le nostre scarpe, le/gli piacciono! Esattamente come succederebbe per chiunque altro.  Possiamo usare la CAA anche per conversare e scherzare.  Ogni persona è unica e la disabilità è solo una parte di ciò che siamo. 

Vuoi approfondire l’uso della Caa? Leggi l’articolo sui libri in Caa

 

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Gioco dell’oca, come farne un alleato nella didattica

Gioco dell'oca, come farne un alleato nella didattica

Tempo di lettura: 3 minuti

L’ambiente scolastico è una parte fondamentale della vita dei bambini, e l’accoglienza in classe può avere un impatto duraturo sul loro atteggiamento nei confronti dell’apprendimento.

Può essere difficile pensare ad un’attività che coinvolga i bambini al primo giorno di scuola, soprattutto se è la prima volta che incontriamo la classe o i bimbi sono alla loro prima esperienza. 

Uno strumento efficace per creare un ambiente accogliente e divertente in classe è il “Gioco dell’Oca”. Questo famoso gioco da tavolo non solo offre un’opportunità di divertimento, ma può anche essere utilizzato come strumento educativo per facilitare l’integrazione dei bambini e promuovere la collaborazione, il ripasso, l’apprendimento.

Perchè scegliere il gioco dell’oca

  • Un gioco di semplice comprensione, con poche regole, utilizzabile anche con bambini molto piccoli.
  • Un gioco inclusivo: con  un segnalibro delle parole e delle interazioni possiamo coinvolgere nel gioco anche bambini con Bisogni Educativi Speciali, bambini non italofoni o semplicemente i nuovi arrivati intimoriti dalla nuova realtà che li circonda. 
  • Si può giocare in coppie e a piccoli gruppi.
  • Si possono usare carte, introdurre quiz ed esercizi per adattare il gioco a tutte le materie. 

Accoglienza e apprendimento

Il Gioco dell’Oca può essere utilizzato come un’attività di gruppo per rompere il ghiaccio. Quando i bambini giocano insieme, si creano legami più rapidamente si gettano le basi per un ambiente amichevole e confortevole in classe. 

Il Gioco di Groem è una versione del Gioco dell’Oca perfetta per creare un’occasione di socializzazione durante i primi giorni di scuola: contiene tante carte sorpresa come Disegna un Fiore che aiutano a tenere i bambini impegnati e li stimolano in vari modi, permettendo di lavorare su componenti prassiche e  grafo-motorie, perfetto per la scuola dell’infanzia. L’alto numero di carte Azioni consente all’insegnante di  selezionare le azioni in base alle esigenze della classe. 

Per usare il Gioco dell’Oca come occasione di socializzazione, possiamo aggiungere al gioco delle domande-stimolo,  in modo da dare agli alunni  l’occasione di raccontarsi, conoscersi e familiarizzare gli uni con gli altri. 

Possiamo usare il Gioco dell’Oca anche per il ripasso, con alunni della primaria: una carta Sorpresa  potrebbe chiedere ai bambini di rispondere a una domanda di matematica e un’altra ad un quesito di geografia. Possiamo calibrare il gioco per le tabelline, la storia, i verbi e tanti altri argomenti del programma scolastico. In questo modo, i bambini possono imparare mentre si divertono e sarà semplice per l’insegnante creare un’occasione di  apprendimento dinamico e  partecipazione attiva in classe.

Compila il form per ricevere il PDF delle carte Azione da personalizzare, per adattare il Gioco di Groem a tutti gli argomenti.  Ti invieremo inoltre i segnalibro per l’inclusione di alunni speciali, non italofoni o semplicemente intimoriti dalla nuova realtà. Puoi acquistare qui il gioco con il codice tadagiochi15: guarda il gioco

 

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Universal design for learning , Strategie Pratiche

Universal design for learning, Strategie pratiche di didattica inclusiva

Tempo di lettura: 3 minuti

Gli insegnanti comprendono bene l’importanza della didattica inclusiva. Negli ultimi anni il modello dell’Universal Design for Learning (UDL – Progettazione Universale per l’apprendimento) ha assunto un ruolo sempre più significativo. Questo approccio educativo mira a superare la categorizzazione degli alunni attraverso la creazione di programmi didattici adatti a tutti. Ma come possiamo rendere la didattica veramente inclusiva? Ci sono delle strategie pratiche? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Barbara Greco, psicopedagogista ed esperta in didattica speciale del team di Tadà. 

Come possiamo rendere inclusiva un’attività?  

La didattica inclusiva è il termine usato per descrivere un approccio educativo che deve essere ben pianificato per essere davvero inclusivo. Le attività devono essere predisposte in modo che siano accessibili non solo per i bambini con disabilità, ma anche per quelli che possono avere disagi sociali o non parlano italiano come lingua madre. Già in fase di programmazione, dobbiamo considerare la nostra classe come una classe con abilità differenziate. La gestione efficace delle differenze e dei diversi livelli di competenza è il cuore della questione didattica, poiché mira a valorizzare ogni diversità e a rendere il sapere accessibile a tutti gli alunni presenti in classe. Quindi adottare un modello come l’UDL ci permette non solo di gestire efficacemente le singole differenze, ma anche di valorizzarle a beneficio dell’intera classe. Una scuola è inclusiva quando offre a tutti le stesse opportunità di apprendimento e permette a ogni studente di esprimersi al meglio delle proprie capacità.

Esistono strategie pratiche che possiamo implementare? E sono applicabili a tutti gli argomenti del programma?

Certamente! Possiamo utilizzare il modello dell’Universal Design for Learning per tutte le competenze. Ad esempio, se stiamo per affrontare l’argomento degli Egizi, una lezione inclusiva prevede di iniziare utilizzando supporti visivi come immagini per accompagnare le parole. Possiamo utilizzare simboli della CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) cartacei o inseriti su tablet, utilizzando un software di comunicazione come Let Me Talk o Niki Talk. Questo aiuterà a mantenere alta l’attenzione non solo dei bambini che tendono a partecipare meno attivamente, ma anche degli altri studenti. Un’altra strategia efficace è quella di preparare giochi educativi che coinvolgano lettura e movimento. Ad esempio, dopo aver letto una fiaba in classe, possiamo organizzare un gioco tradizionale come la sedia musicale, ma con un’ambientazione basata sulla fiaba stessa. Alcuni bambini potrebbero interpretare i porcellini, altri il lupo, altri ancora Hansel e Gretel o la strega cattiva. Possiamo rendere coinvolgente ogni argomento, permettendo ai bambini di diventare protagonisti attivi. Interpretare un personaggio abbassa le difese di alcuni bambini, offrendo anche a quelli più timidi, passivi o non verbali la possibilità di partecipare e di avere un ruolo, superando l’ansia da prestazione. Coinvolgendo l’intera classe possiamo davvero includere in modo efficace anche i bambini con Bisogni Educativi Speciali. In questo modo, insegniamo abilità di vita oltre che nozioni: questa è l’essenza della didattica inclusiva.

La CAA, utile per tutta la casse: il supporto dei simboli rende immediato il legame tra parole e immagini e consente a tutti i bambini di migliorare linguaggio e capacita d’espressione. Nell’immagine, fiaba animata su tada.

Ci sono altre strategie utili?

Sì, tutto ciò che associa l’apprendimento a un’esperienza reale, passando dall’ascolto all’azione. I bambini impareranno e ricorderanno molto di più. Ad esempio, se stiamo studiando i nomi delle verdure e della frutta in inglese, possiamo preparare insieme un cestino della spesa con vere verdure.

Giochi lettura-movimento: esempio di laboratorio pratico. Prepariamo la pozione della fiaba L’Incantesimo della Miragola.

Come può aiutarci la tecnologia?

La tecnologia offre strumenti che ci consentono di presentare contenuti comuni che possono fungere da punto di contatto anche per i bambini con esigenze speciali. Ad esempio, la visione di una fiaba animata di Tadà tramite tablet o Lim può favorire il coinvolgimento di tutti i bambini. Possiamo poi lavorare su questo contenuto in termini di comprensione, gioco e attività didattiche partecipative.

Ricordiamo che la didattica inclusiva richiede un’attenzione costante alle esigenze individuali degli studenti e l’introduzione degli opportuni adattamenti alle diverse attività in modo da soddisfare tali esigenze. Utilizzando strategie secondo il modello dell’Universal Design for Learning, coinvolgendo tutti i 5 sensi, creando esperienze reali e sfruttando la tecnologia, possiamo rendere le attività didattiche inclusive e offrire a tutti gli studenti opportunità di apprendimento significative.

Guarda il webinar gratuito su come creare un laboratorio inclusivo con fiabe e giochi sulla pagina di Tadà

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Fiabe, la migliore lettura per i bambini

Fiabe, la migliore lettura per i bambini

Tempo di lettura: 3 minuti

La lettura condivisa è un’abitudine molto preziosa per la crescita dei bambini: un bimbo che riceve letture quotidiane avrà un vocabolario più ricco, migliore capacità di esprimersi, più immaginazione e curiosità verso il mondo. 

Ma che cosa dovremmo leggere con i bambini? Le fiabe, da leggere ogni volta che se ne presenta l’occasione, non solo prima della nanna,  sono il tipo di lettura più gradita dai bambini ed anche la più utile per la loro crescita. 

Ne abbiamo parlato con la dottoressa Antonella Liccardi, neuropsichiatra infantile, che sceglie e scrive le fiabe di Tadà, app di fiabe animate disegnate a mano, senza distrattori visuo-percettivi. Tadà nasce proprio per sostenere insegnanti, genitori e terapisti nella lettura di qualità.

La scelta di dedicare una sezione di Tadà non a generici racconti per bambini ma alle favole classiche nasce dalla profonda convinzione che le favole aiutano i bambini a crescere sul piano emotivo, affettivo e cognitivo. Albert Einstein diceva: “ Se vuoi che i tuoi figli siano intelligenti, leggi loro delle fiabe. Se vuoi che siano più intelligenti leggi loro più fiabe. Sono i bambini con le loro reazioni , emozioni, commenti, considerazioni che ci fanno capire come sono importanti le favole per la loro crescita” spiega la dottoressa Liccardi.

Fiabe per bambini: tutti i benefici

Perchè le fiabe sono così importanti per i bambini?

La maggior parte della letteratura per l’infanzia cerca di divertire o diventa un mezzo per insegnare qualcosa al bambino ( togliere il ciuccio, togliere il pannolino, non dormire nel lettone ecc )  ma aggiunge poco alla crescita del bambino perché non favorisce l’accesso ad un significato più profondo delle sue paure, preoccupazioni e angosce. 

Come cita Bruno Battleheim, “le situazioni fiabesche, rispettando la visione magica infantile delle cose, esorcizzano incubi inconsci, placano inquietudini, aiutano a superare insicurezze e crisi esistenziali, insegnano ad accettare le responsabilità e ad affrontare la vita. Una fiaba, rispetto ad un altro tipo di racconto, riesce sicuramente a catturare l’attenzione del bambino, sollecitare la sua curiosità, divertirlo ma deve anche stimolare la sua immaginazione, lo aiuta  a capire e dare un nome alle sue e alle altrui emozioni per diventare più empatico, parla delle sue paure e soprattutto gli suggerisce possibili soluzioni. 

E non importa se le fiabe sono antichissime e risalgono a migliaia di anni fa e noi viviamo nel 2023, esse parlano con un linguaggio universale di tutto ciò che i bambini temono: di essere abbandonati, di non essere amati, di perdersi, dei mostri, della morte, della paura di crescere. La fiaba permette un’educazione morale: apporta contributi psicologici grandi e positivi alla crescita interiore del bambino, perchè gli indica attraverso esempi riconoscibili e non astratti i vantaggi del comportamento morale.  

Per questo i bambini vogliono ascoltare una fiaba ogni sera?

Nella mia personale esperienza ho visto che i bambini, sia normotipo, che con disabilità motoria, con deficit intellettivi o linguistici, o relazionali, in definitiva tutti i bambini trovano le favole popolari più interessanti e accattivanti di qualunque altro racconto per l’infanzia. E’ anche interessante vedere come ogni bambino, a seconda della sua fase di sviluppo, cerca quella particolare favola e la vuole ascoltare, ascoltare e ascoltare fino a quando non ne sente più il bisogno. 

Abbiamo avuto in terapia un bambino che ha richiesto la favola di Cappuccetto Rosso per un lungo periodo pur avendo una paura folle del lupo. F. arrivava e tutte le volte e chiedeva di ascoltare la favola. Inizialmente ascoltava la favola allontanandosi dalla scrivania, poi nascondendosi sotto il tavolo, poi tappandosi le orecchie e chiudendo gli occhi fino a quando è riuscito ad ascoltarla senza più avere paura. Per lui è stata una grande conquista l’aver superato la paura del lupo. 

Fiabe da leggere: come sceglierle?

Le fiabe da leggere sono tutte o è meglio evitarne alcune?

F ci ha insegnato che spesso sono i grandi che operano delle censure su alcune favole o su alcuni passaggi di una favola perché temono che il bambino si spaventi. Non tengono in debita considerazione le risorse che ha il bambino per affrontare, gestire e superare certe paure. Bisognerebbe rifletterci su: anche se un libro sembra a noi adulti cattivo, non è detto che sarà  necessariamente cattivo per un bambino. I bambini non hanno le nostre stesse percezioni e il nostro stesso modo di pensare. Tutti abbiamo sperimentato che nel rileggere un libro già letto ci colpiscono parti che ad una prima lettura non avevamo neppure notato. Perché? Perché siamo in una fase diversa della vita e quel passaggio del libro ora ha una risonanza diversa in noi perché siamo noi che siamo diversi. La stessa cosa accade ai bambini. Solo perchè trovano la loro felicità in una storia che non ci piace, non significa che diventeranno dei mostri. Nella versione di Tadà de I Tre Porcellini, per esempio, abbiamo aggiunto un lupo scorreggione che distrugge le capanne con una scorreggia. Un espediente che fa sì che durante l’ascolto i bambini si divertano e continuino a prestare attenzione.  Non c’è bisogno di preoccuparsi o di censurare nulla, quando si tratta di fiabe. (scarica Tadà e guarda la divertente fiaba con il Lupo Scorreggione insieme al tuo bambino)

Le fiabe non mettono tutti d’accordo, ci sono fiabe che spesso vengono evitate in tenera età.

Sì, è quello che è accaduto con una favola molto utilizzata in Francia , “La poupoune e Gram-Groum”, che ha aperto una lunga discussione per stabilire se fosse giusto o meno proporla ai bambini. Questa storia peraltro è stata molto utilizzata da Bernard Aucouturier nella sua pratica terapeutica ed educativa psicomotoria ed è una delle storie che verranno modificate e trasformate in simboli per arricchire la biblioteca di Tadà.

Forse l’importanza delle fiabe nello sviluppo del bambino potrebbe essere riassunta in una bellissima considerazione di B. Bettelheim: “ Dante o Kant per una quantità straordinaria di studenti rimangono circoscritti da un profondo  silenzio per tutta la vita e man mano sbiadiscono  nel tempo cedendo alle nuove esperienze, mentre non possiamo dire altrettanto delle fiabe. Esse permangono, sono ricordate, rivisitate e raccontate….”

Perché tutti ricordano le favole ascoltate da bambini e pochi ricordano Dante o Kant? Perchè  le fiabe hanno lasciato un segno in tutti noi da bambini, ci hanno accompagnato sera dopo sera in quello che per un bambino è un momento emotivamente intenso, l’addormentamento, in cui il bambino sperimenta la separazione dagli adulti. Ricordiamo le fiabe perchè sono un ricordo, una routine condivisa con la mamma, il papà, i nonni. Le ricordiamo e dovremmo leggerle ai nostri figli perchè danno speranza attraverso l’identificazione con i personaggi: il male, i cattivi esistono, ma c’è una soluzione. 

Leggi anche l’articolo su I tre Porcellini. Lo sapevi? Per ogni fiaba in app abbiamo creato un gioco di società educativo con i personaggi. A I Tre Porcellini è abbinato il divertente gioco di carte de Il Lupo Scorreggione. Acquista il gioco con il codice tadagiochi15. 

 

 

Hai domande per il team di Tadà? Vuoi suggerirci un argomento da approfondire nei prossimi articoli? Scrivi a domande@tadaplay.it

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Regalo maestre: libri, materiale didattico e l’affetto dei bambini

Regalo Maestra: Libri e materiale didattico sono i regali più graditi

Tempo di lettura: 3 minuti

Il regalo alle maestre/i: l’eterno dilemma di fine anno. Che divide, infastidisce o lascia indifferenti: ognuno ha la sua reazione e non è sempre così scontato prevederla.

C’è chi cerca costantemente idee, chi opta per un lavoretto fatto dai bambini, chi lascia fare agli altri: qualunque esso sia, un piccolo omaggio di fine anno è il modo di dire grazie per il tempo trascorso insieme, per l’impegno nell’accompagnare nella crescita i nostri bambini, giorno dopo giorno. 

Abbiamo fatto un piccolo sondaggio attraverso la community di Tadà: che cosa desiderano le maestre o ritengono davvero più utile?

Regalo maestre: no agli oggetti personali

Nessuna, e ripetiamo nessuna, delle insegnanti, educatrici e pedagogiste che abbiamo intervistato ha espresso una preferenza per un oggetto personale o per la casa. Anzi, in alcuni casi la risposta è stata: “Regali personali, assolutamente no”. Eppure portachiavi, beautycase, vasetti e piantine sono le proposte più gettonate in questo periodo.  Saranno anche l’idea più pratica ed economica, ma a quanto pare anche la più banale e meno gradita dalle destinatarie. 

Materiale didattico e libri

 Tutti gli insegnanti apprezzano materiale che rimanga a scuola e sia utile per la sezione. Il regalo per le maestre più gradito potrebbero essere album da disegno, risme di fogli, temperini, colle, cartoncini, matite, pastelli o puntine (materiale che consumano in abbondanza.) Ma soprattutto materiale didattico, cartaceo o digitale. Che si intende per materiale didattico? Tutto quello che può supportare l’apprendimento dei bambini: libri o buoni per acquistarne in librerie specializzate per bambini,  raccolte con schede, disegni ed altro materiale da colorare, dipingere o costruire (da escludere quindi i libri personalizzati per le maestre o  taccuini o agende: non sarebbero utili per la classe).

Giochi educativi.

Giocare, si sa, è il modo più immediato e naturale con cui i bambini apprendono e scoprono il mondo circostante. Giocare insegna loro a stare insieme, a rispettare i tempi degli altri, oltre a stimolare varie competenze come l’attenzione. Non fa meraviglia, quindi, che soprattutto le insegnanti dell’infanzia cerchino sempre nuovi giochi da utilizzare in classe. 

A questo link trovate delle idee di  giochi educativi per infanzia e primo biennio della primaria.

Materiali per l’inclusione di alunni BES

Reperire materiali per bambini con Bisogni Educativi Speciali non è sempre facile. Libri ed attività in CAA possono aiutare le insegnanti nella creazione di laboratori didattici inclusivi per tutta la classe. Leggi di più nell’articolo sui libri in CAA

Anche il digitale può aiutare a rendere la didattica inclusiva: un pacchetto con fiabe e attività digitali in CAA da usare sulla Lim può essere un’ottimo regalo che tutte le insegnanti della classe potranno usare. Le trovate su  Tadà

Semi per il giardino della scuola

Molte insegnanti ci hanno raccontato di aver molto apprezzato piantine e semi da piantare con i bambini nel giardino della scuola. Le penne e le matite piantabili Sprout possono essere utilizzate e poi piantate in un vasetto: dentro c’è il semino di basilico, margherita ed altre splendide piante, fiori e verdure.  (le trovate qui ). Potrete così  fornire del materiale per la classe: tutti bambini hanno bisogno di matite per disegnare il loro mondo, tanto vale scegliere quelle che avranno poi una nuova vita.

Lavoretti e pensierini dei bambini

Alle maestre basta il Grazie dei bambini. Tutte amano conservare i bigliettini con i pensierini degli alunni. Lasciate i bambini liberi di espriemersi, le maestre lo apprezzeranno. In particolare, le emoziona sapere di essere riuscite ad insegnare ai bambini il coraggio delle proprie azioni: giorno dopo giorno, le maestre educano e stimolano i bambini, trasmettono insegnamenti preziosi, come saper chiedere scusa e saper stare con gli altri, senza essere sempre al centro dell’attenzione. 

Rispetto, fiducia e continuità in famiglia

Quasi tutte le insegnanti ci hanno detto che il regalo più bello per loro alla fine di un anno faticoso ma pieno di gioie è vedere i bambini felici, ricevere i loro baci ed i loro abbracci.  Un bel regalo è semplicemente dire grazie alle maestre per il tempo trascorso insieme: sapere che i genitori hanno fiducia nel loro impegno e apprezzano e rispettano il loro lavoro è per tutte loro il più grande regalo.